Solo la carità può stimolare il dialogo ecumenico e interreligioso, ricorda il Papa

 

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 21 giugno 2007

Il deciso itinerario ecumenico e il dialogo interreligioso si alimentano del movimento della carità ecclesiale, ha confermato il Papa questo giovedì di fronte alle agenzie di aiuto alle Chiese orientali.

Al termine della loro Assemblea annuale, il Papa ha ricevuto in udienza i membri della R.O.A.C.O. (Riunione Opere in Aiuto alle Chiese Orientali), un Comitato nato nel 1968 e dipendente dalla Congregazione vaticana per le Chiese Orientali formato da agenzie internazionali che forniscono fondi a queste comunità cattoliche.

Di fronte a numerosi presuli delle Chiese orientali, il Santo Padre, come già fatto in precedenti occasioni, ha sottolineato l'"irreversibilità della scelta ecumenica" e l'"inderogabilità di quella interreligiosa".

"Mi preme di sottolineare in questa occasione quanto esse traggano alimento dal movimento della carità ecclesiale", ha detto nel suo discorso Benedetto XVI.

"Tali scelte altro non sono che espressioni della stessa carità, la sola capace di stimolare i passi del dialogo e di aprire orizzonti insperati", ha confermato.





Il Papa ha quindi elevato la sua preghiera al Signore "perché affretti il giorno della piena unità tra i cristiani e quello, pure molto atteso, di una serena convivenza interreligiosa animata da rispettosa reciprocità".

"Sia Lui a renderci sempre attenti perché, rifuggendo da ogni sorta di indifferentismo, mai eludiamo nell'esercizio della carità la missione della comunità cattolica locale. Sempre col suo coinvolgimento e nel più cordiale apprezzamento per le diverse espressioni rituali, dovrà trovare concretezza la nostra sensibilità ecumenica ed interreligiosa", ha esortato.

Il Pontefice ha ricordato la necessità di radicarsi nell'Eucaristia: "sulla ‘misura eucaristica' dovranno svilupparsi le prospettive del movimento della carità ecclesiale".

Sottolineando l'importanza che cresca il "movimento di carità", il Papa ha aggiunto davanti ai membri della R.O.A.C.O.: "Vi incoraggio a continuare, perché l'apporto insostituibile che voi recate alla testimonianza della carità ecclesiale trovi pieno sviluppo nella forma comunitaria del suo esercizio".

La presenza dei membri, ha affermato, "conferma la volontà di evitare una gestione individualistica della progettazione degli interventi e dell'erogazione" degli aiuti che provengono dalla generosità dei fedeli.

E' infatti "nociva l'illusione di potere operare più proficuamente da soli", ha avvertito.

Lo sforzo "della collaborazione è sempre garanzia di un servizio più ordinato ed equo. Ed è chiara attestazione che non sono i singoli, ma è piuttosto la Chiesa a dare ciò che il Signore ha destinato a tutti nella sua provvidente bontà", ha concluso.