Lettera aperta al patriarca di Babilonia dei Caldei e a Caritas Iraq

martiri-2«Siamo al fianco di Caritas Iraq. Potete contare su di noi»: è quanto assicura il presidente di Caritas Internationalis, cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, in una lettera aperta al patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, e al vescovo Shlemon Warduni, presidente di Caritas Iraq, che pubblichiamo in una nostra traduzione dal francese.

di ÓSCAR ANDRÉS RODRÍGUEZ MARADIAGA

È con profonda tristezza che, da troppo tempo, assistiamo alla violenza distruttrice che attanaglia la vostra regione. Questa volta è di nuovo il vostro amato Paese a esserne colpito. Abbiamo assistito con cuore dolente al dislocamento in massa di oltre 1.200.000 persone, in fuga dall’orrore nella speranza di salvare la propria vita e quella delle loro famiglie. Con profonda costernazione abbiamo visto le immagini di persone letteralmente spogliate di tutto e completamente prive di qualsiasi risorsa per acquistare cibo, trovare alloggio o soddisfare i bisogni fondamentali. Sappiamo anche che molti hanno perso la vita durante la fuga, in particolare persone anziane e bambini. Nonostante i progressi concreti nell’ambito del riconoscimento dei diritti delle minoranze a livello internazionale, cristiani, yazidi, curdi, shabak, madei e altri popoli sono vittima di atrocità inaudite. Quando inizierà la nostra famiglia umana a imparare dalla storia? L’apposizione forzata del segno “N” sulle porte delle case cristiane ricorda un’altra atrocità dello scorso secolo, che ha portato terribili sofferenze e la morte di milioni di persone. Come dice il Santo Padre, Papa Francesco, «la violenza non si sconfigge con altra violenza. La violenza si vince con la pace». Come possono i membri di una stessa famiglia infliggere tali atrocità alla loro stessa gente nel nome della religione? Caritas Internationalis, che con il suo nome e la sua azione dà testimonianza dell’«amore tra i popoli e le nazioni», invita a realizzare una sola famiglia umana nella quale nessuno debba morire di fame o di sete, né perdere la vita a causa dell’odio e della violenza. Lavoriamo per la causa di una sola famiglia umana che viva nella pace e nell’armonia, nella carità e nella giustizia. Invitiamo i militanti dello Stato islamico a cessare d’infliggere delle atrocità ai loro fratelli e alle loro sorelle e a lavorare alla costruzione di società pacifiche, nelle quali tutti gli esseri umani, siano essi membri delle comunità minoritarie o no, possano prosperare e vivere insieme in pace. Siamo anche profondamente preoccupati per le conseguenze che questa recente impennata di violenza potrebbe avere sul dialogo tra musulmani e cristiani e sulla pacifica coesistenza desiderata e apprezzata dalla maggioranza dei musulmani e dei cristiani in Medio Oriente, come anche in ogni altra parte del mondo. Cari fratelli nell’episcopato, vorrei complimentarmi con voi e con tutte le persone di buona volontà nel vostro Paese, per il coraggio e la ferma posizione assunta dinanzi a questi crimini contro l’umanità. Difendete il diritto alla vita per tutti. Siate certi dell’appoggio e della preghiera di tutte le donne e gli uomini impegnati nella Confederazione Caritas. Insieme, chiediamo allo Spirito Santo il dono della pace in questa terra del nostro padre Abramo, il patriarca la cui memoria è sacra a tutto il popolo ebreo, cristiano e musulmano, poiché è lui ad averci trasmesso l’amore e la fede in un solo Dio, Creatore dell’universo e artefice della vita. Trasmettiamo tutto il nostro affetto, il nostro sostegno e la nostra solidarietà a voi, come anche a tutti gli operatori di Caritas, alle congregazioni religiose e alle altre organizzazioni che forniscono un aiuto concreto alle comunità nell’a l l e v i a re la sofferenza, dare cibo e riparo o guarire dai traumi. Voi operate con umiltà e instancabilmente al servizio di nostro Signore Gesù Cristo e nell’adempimento del suo mandato, come ci invita a fare il Vangelo: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fattoa me»(Ma t t e o , 25, 40). Siamo al fianco di Caritas Iraq. Potete contare su di noi. Infine, ci uniamo a voi e ai vostri, affinché, con i capi religiosi e civili, a livello locale, nazionale, regionale e mondiale, venga assicurata anzitutto la sicurezza delle persone coinvolte, affinché lo stato di diritto venga riconosciuto e applicato e affinché cessi la fornitura di armi a coloro che commettono questi crimini contro la vita e la dignità umana. Continuiamo nel nostro impegno di promuovere e sostenere una cultura di dialogo pacifica, volta a stabilire la solidarietà e la responsabilità condivisa tra tutti i popoli e tutte le nazioni.

© Osservatore Romano - 22 agosto 2014