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Il Pontificio Istituto Orientale, da 90 anni al servizio dell'Oriente (1917-2007)

  Vogliamo ringraziare Fr. José de Vera, SJ, Editore della rivista della Società di Gesù, 'Gesuiti', per il suo permesso di ristampare questo articolo di P. Edward G. Farrugia, SJ.  Si può trovare l'articolo originale nell'ultimo numero della stessa rivista pubblicata in lingue varie. thumb_papi1         

Nell'Ottobre del 1917, con il motu proprio Orientis catholici, Benedetto XV fondava il Pontificio Istituto Orientale.  Di Benedetto XV si dice che sia stato il papa più sottovalutato del XX secolo. Una statua della Madonna nella Basilica di Santa Maria Maggiore, non lontana dalla sede dell'Istituto, evoca i suoi sforzi incessanti, anche se infruttuosi, per la promozione della pace durante la Prima Guerra Mondiale, ed una statua di questo Papa ad Istanbul commemora il suo aspetto di pacificatore.  Ma il monumento destinato a commemorare ed a mantenere vivo il suo intenso interesse nel promuovere la comprensione tra popoli e culture diverse è lo stesso Istituto Orientale consacrato allo studio delle Chiese Orientali.   
        
La grazia delle origini. Fu un passo importante quello fatto dalla Chiesa in quei giorni, e lo sarebbe anche oggi per qualsiasi Chiesa, di studiare le molte tradizioni diverse dalle proprie. Ma l'idea  non vide subito il giorno. Era maturata nel corso del lungo periodo della caduta dell'Impero Ottomano quando si speculò ampiamente sul destino di milioni e milioni di cristiani dopo questo crollo.  Era un aspetto della "Questione Orientale" che aveva dominato le prime pagine dei giornali per oltre un secolo. A Maggio del 1917, cinque mesi e mezzo prima della creazione dell'Istituto Orientale, Benedetto, volendo correggere l'impressione completamente falsata dell'Oriente come territorio di missione, rimosse la sezione delle Chiese Orientali dalla giurisdizione di Propaganda Fide e fondò "la Sacra Congregazione della Chiesa Orientale" (poi divenuta "Chiese" solo nel 1968). La fondazione dell'Istituto Orientale anticipò di alcuni giorni lo scoppio della Rivoluzione Russa, il 25 Ottobre 1917 (o 7 Novembre secondo il nuovo Calendario Gregoriano), quando le aspettative sollevate dalla Rivoluzione di Febbraio sembravano fallite in partenza.

            L'idea di fondare un Istituto di studi altamente specializzati sull'Oriente Cristiano era talmente nuova che il fondatore stesso sembrava dubbioso sul suo scopo. Lo storico dell'Istituto Orientale, Padre Vincenzo Poggi, S.J., sostiene che il Papa oscillasse tra creare un Istituto per preparare i missionari destinati a paesi le cui frontiere erano al momento chiuse (nella sua famosa enciclica del 1919 sull'evangelizzazione del mondo, Maximum illud, egli cita l'Istituto Orientale) o per la formazione di esperti nella storia dei diversi paesi dell'Oriente Cristiano ed i loro dogmi, diritto canonico e liturgia.

            Inizialmente Benedetto XV aveva affidato l'Istituto ad un variegato gruppo di esperti.  Ed il primo vice-presidente (il Cardinale della Congregazione Orientale riservò per sé la presidenza) fu il Padre Antoine Delpuch, un Padre Bianco francese, che fu presto inviato in missione in Georgia. Fu quindi sostituito dall'arcivescovo di Milano in tempo di guerra, l'Abate Ildefonse Schuster, OSB, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1996.  Fin dall'inizio cinque gesuiti formarono parte del corpo insegnante, ma uno degli studiosi più promettenti fu un Assunzionista francese, Padre Martin Jugie (d. 1954), che doveva scrivere una sintesi monumentale della dottrina orientale. 

            Cambio della Guardia.  Nel 1922, poco dopo la prematura morte di Papa Benedetto XV, Pio XI, che possiamo definire il secondo fondatore dell'Istituto, lo affidò alla Compagnia di Gesù.  Creò anche la Biblioteca Orientale, una perla unica nella sua categoria, che attira studiosi di tutto il mondo per consultazioni.  I gesuiti avevano una solida reputazione per i loro contributi scientifici alle discipline ecclesiali orientali, tra cui l'opera pionieristica dei Bollandisti sullo studio della vita dei santi, e la famosa Bibliothèque slave del russo Ivan Gagarin (d. 1882). Ma perfino dopo che i gesuiti si occuparono dell'istituto, Mons. Paul Mullah (d. 1959), un musulmano turco convertitosi al cattolicesimo, fu un eminente membro non gesuita dello staff e insegnava Istituzioni Islamiche.

          Quando il 14 Novembre del 1926 l'Istituto passò nella sede che occupa tuttora, vicino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, era presente Mons. Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. Nel 1928 l'Istituto fu formalmente associato all'Università Gregoriana e all'Istituto Biblico, creando così un consorzio. L'idea di un consorzio, che facilita il riconoscimento reciproco dei corsi nelle diverse istituzioni, è più valida che mai in un momento in cui la maggior parte delle istituzioni devono stringere la cinta per poter sopravvivere. Insieme, le tre istituzioni offrono un ventaglio di programmi e di possibilità di ricerca, difficile da eguagliare.  L'Istituto Orientale ha due facoltà, quella di Discipline Ecclesiastiche Orientali e quella di Diritto Canonico.  La prima molto più ampia dell'altra, con tre sezioni: Teologia / Patristica, Liturgia e Storia e un numero di alunni tre volte maggiore. 

            Iniziative gesuitiche. Quando i gesuiti iniziarono ad occuparsi dell'Istituto il primo Presidente fu Padre Michel d'Herbigny (d. 1957), un francese il cui slancio probabilmente salvò l'Istituto dall'estinzione. Sotto di lui, i gesuiti iniziarono a contribuire a tutte le discipline citate nel decreto di fondazione di Benedetto XV.  Un altro gesuita francese, Padre Guillaume de Jerphanion (d. 1948), fece la mappatura delle chiese rupestri della Cappadocia. La sua opera è stata continuata in modo diverso da Padre Vincenzo Ruggieri, con i suoi scavi a Caria, Turchia. Il basco Padre Ignacio Ortiz de Urbina (d. 1984) scrisse diversi libri sui Padri della Chiesa Orientale, e un compendio in latino di patristica siriaca. La sezione liturgica ha potuto contare su studiosi eccellenti tra cui i due gesuiti belgi Jean-Michel Hanssens (d. 1976) e Alphonse Raes, divenuto poi Prefetto della Biblioteca Vaticana (d. 1983), lo spagnolo Juan Mateos (d. 2003), studioso particolarmente esperto di Liturgia Orientale, che a sua volta fu maestro dei Padri Miguel Arranz (Spagna) e Robert Taft (USA), entrambi famosi studiosi di liturgia.  A questi bisogna aggiungere i Padri Edward Kilmartin (d. 1994), degli Stati Uniti, e Cesare Giraudo, ambedue giunti più tardi sulla scena. I canonisti del Pontificio Istituto Orientale hanno contribuito alla revisione del Diritto Canonico Orientale.  Nel 1963, venne creata una sezione per lo studio del diritto canonico, che nel 1971 fu convertita in facoltà separata Detta facoltà è l'unica del suo genere al mondo, una distinzione sottolineata dal fatto che il Patriarca Bartolomeo I vi ha studiato per il suo dottorato sotto la guida dello sloveno Padre Ivan Žužek, pastore e studioso nello stesso tempo. Grazie all'opera di  Padre  Žužek come Segretario della Commissione per la Revisione del Codice di Diritto Canonico delle Chiese Orientali (1990), queste Chiese ricevettero per la prima volta un corpus di leggi alla pari del Codice di Diritto Canonico della Chiesa Latina (1983).  Alcune settimane prima della sua morte, Padre. Žužek raccontò un aneddoto sul confratello spagnolo Mauricio Gordillo (d. 1961), che aveva lavorato giorno e notte nella sua commissione preparatoria del Concilio Vaticano II.  Un giorno ebbe un forte attacco di cuore, e quando il Rettore, Padre Raes, amministrandogli l'Unzione degli Infermi si mise a singhiozzare, Padre Gordillo lo interruppe dicendo: "Per favore non pianga - dopo tutto, sono io che sto morendo!"

           Giovanni Paolo II non solo visitò l'Istituto nel 1987 e di nuovo nel 1993, ma rese popolare  l'espressione "i due polmoni della Chiesa", coniata, secondo quanto ci viene detto, da uno dei docenti laici, il famoso poeta simbolista russo, Vjačeslav Ivanov (d. 1949).

            Pubblicazioni.  Fin dall'inizio della sua storia, il PIO decise di servire l'Oriente pubblicando testi e studi che avrebbero aiutato ad approfondire la nostra conoscenza dell'Oriente, a rimuovere pregiudizi e creare una cornice per rapporti più fraterni tra le diverse comunità ecclesiali. Nel 1922 si inaugurò la serie intitolata Orientalia Christiana, con monografie e articoli più brevi  Quando raggiunse il centesimo numero,  si diversificò in Orientalia Christiana Analecta, per le monografie, e Orientalia Christiana Periodica per i contributi più brevi e recensioni di libri. Nel 1992 fu inaugurata una nuova serie chiamata Kanonika, per offrire studi sul Codice Orientale di Diritto Canonico.  Il suo attuale editore è il Padre George Nedungatt, ex decano della facoltà di diritto canonico che ha lavorato alla stesura del Codice. Ancor più recentemente, l'idea di pubblicare preghiere eucaristiche (anafore), iniziata da Padre Raes, continua con il Padre Taft sotto forma di testi e studi, non solamente dal siriaco.  Un'opera come quella del Padre Ronald Robertson, (religioso paolino), il Survey of the Eastern Churches, pubblicata fuori serie, è già alla sua sesta edizione e ne sono state stampate migliaia di copie. 

 Fin dall'inizio della sua storia, il PIO decise di servire l'Oriente pubblicando testi e studi che avrebbero aiutato ad approfondire la nostra conoscenza dell'Oriente, a rimuovere pregiudizi e creare una cornice per rapporti più fraterni tra le diverse comunità ecclesiali. Nel 1922 si inaugurò la serie intitolata Orientalia Christiana, con monografie e articoli più brevi  Quando raggiunse il centesimo numero,  si diversificò in Orientalia Christiana Analecta, per le monografie, e Orientalia Christiana Periodica per i contributi più brevi e recensioni di libri. Nel 1992 fu inaugurata una nuova serie chiamata Kanonika, per offrire studi sul Codice Orientale di Diritto Canonico.  Il suo attuale editore è il Padre George Nedungatt, ex decano della facoltà di diritto canonico che ha lavorato alla stesura del Codice. Ancor più recentemente, l'idea di pubblicare preghiere eucaristiche (anafore), iniziata da Padre Raes, continua con il Padre Taft sotto forma di testi e studi, non solamente dal siriaco.  Un'opera come quella del Padre Ronald Robertson, (religioso paolino), il Survey of the Eastern Churches, pubblicata fuori serie, è già alla sua sesta edizione e ne sono state stampate migliaia di copie. 

         Durante la guerra, storici come il tedesco George Hofmann (d. 1956) lanciarono l'edizione monumentale degli Atti del Concilio di Firenze (1940-1971). Di Padre Joseph Gill, un gesuita britannico (d. 1989), è stato detto che "sapeva tutto" sul Concilio di Firenze; un altro famoso storico, il gesuita tedesco Wilhelm de Vries, S.J. (d. 1997), spese tutte le sue energie allo studio dei patriarcati orientali. Ma durante la guerra avvenne qualcosa più importante delle pubblicazioni: il gesuita tedesco Emil Herman (d. 1963), rettore ed uomo prudente, aiutò moltissimi ebrei nascondendoli nel sottotetto della vicina Chiesa di Sant'Antonio Abate.

         Due grazie inattese. Due eventi imprevisti si rivelarono una benedizione. Il Concilio Vaticano II (1962-1965) rammentò l'importanza di procedere a studi ecumenici in un clima di serenità. Tra gli altri ecumenisti dell'Istituto Orientale sono da menzionare i Padri  Georges Dejaivfe (d. 1982), John Long (d 2005) e Peter-Hans Kolvenbach, eletto Generale della Compagnia di Gesù mentre era Rettore. Sorprende che un campo non citato da Benedetto XV nel suo decreto di fondazione sia la spiritualità, che doveva invece produrre frutti abbondanti. Il gesuita francese Irénée Hausherr (d. 1978) gettò le fondamenta della spiritualità orientale come scienza, ed il suo discepolo, Padre Tomáš Špidlík, gesuita ceco, estese il campo alla spiritualità russa. L'elevazione di Špidlík al cardinalato nel 2003 testimonia la stima del Vaticano per il suo lavoro e quello dell'Istituto. Vive nel Centro Aletti.

            La popolazione studentesca.  Agli inizi e per un pò di tempo, il corpo studentesco sarebbe potuto entrare in un'aula. All'inizio degli anni '80 la popolazione studentesca era di 234 uditori e  37 studenti regolari. I recenti avvenimenti in Europa Orientale e in Medio Oriente hanno evidenziato la necessità di formare le future generazioni. E questo ha portato ad una crescita della popolazione studentesca: oggi gli uditori sono 350 e 125 gli studenti regolari e si prevede un'ulteriore aumento nel futuro. In tutto gli studenti che sono passati per l'Istituto sono circa 6.500, tra i quali si contano diversi patriarchi, molti vescovi e personaggi famosi come il gesuita Yves de Montcheuil, famoso teologo ucciso dai Nazisti nel 1944, il martire passionista Eugeniusz Bossilikov, morto nel 1952 e beatificato nel 1988, il Cardinale Alois Grillmeier, gesuita (d. 1998) e molti altri ancora. Il numero di tesi dottorali si aggira su 600. Molti studenti occupano posti di responsabilità nelle Chiese di origine ed i loro studi creano ponti con diversi gruppi culturali.

            Una battuta finale.  E' naturale pensare all'Oriente come affascinante, senza rendersi conto che ciò può renderlo esotico e quindi anche largamente inutile. Il lavoro preliminare fatto all'Istituto Orientale ha dimostrato quanto è illuminante vedere come il Cristianesimo sia radicato ad Oriente. Tutti i concili ecumenici del primo millennio si sono tenuti là.  Il dogma, la liturgia, la spiritualità ed il diritto canonico sarebbero incomprensibili senza una conoscenza profonda delle loro origini orientali. Ed a sua volta, questa conoscenza offre un trampolino per fare la pace tra Oriente e Occidente. In questo senso, possiamo solo essere grati del fatto che la prima decisione sia stata quella di fare dell'Istituto un luogo di studi piuttosto che un vivaio di missionari. La recente elezione di Benedetto XVI sembra confermare la correttezza di quella decisione. E la cappella bizantina dell'Istituto, restaurata dall'iconografo laico slovacco Rastislav Bujina, con l'aiuto del sacerdote diocesano, sempre slovacco, Rastislav Dvoravy, ci ricorda, in questo anno giubilare, che abbiamo imparato a pregare come è dovuto ed a studiare in profondità, grazie anche in parte all'eredità dell'Oriente che il Pontificio Istituto Orientale conserva gelosamente e promuove con zelo.


Edward G. Farrugia, S.J.

Traduzione di Daniella Persia